PERCORSI COGNITIVI

PERCORSI COGNITIVI
PER NON VEDENTI E IPOVEDENTI
NELLA LETTURA PROGRESSIVA
DELL’IMMAGINE

Nella riproduzione tridimensionale dei soggetti reali e illusori ospitati nell’opera d’arte la ricerca sperimentale applicata al metodo di educazione alla conoscenza delle forme e all’immagine artistica per non vedenti e ipovedenti, in corso di perfezionamento, ha riconosciuto l'importanza dell'evidenziazione in sottosquadro dei contorni dei volumi che traducono l'immagine piana in rilievo tridimensionale. La necessità di restituire in sintesi un insieme di elementi che il non vedente leggerebbe invece lungo un percorso analitico dispersivo, impone che nella composizione compaiano linee privilegiate, volte a orientare il non vedente nella lettura progressiva, gerarchicamente e selettivamente organizzata, dell’immagine, senza necessariamente ricorrere al principio di scomposizione dell’immagine in pannelli visivi e tattili. Le linee privilegiate, intese come contorni o profili dei corpi dei soggetti espressi nelle loro volumetrie, aggettanti rispetto al piano di posa, permettono al non vedente di sentire tattilmente e simultaneamente più forme, utilizzando le due mani e facendo scivolare le dita su creste ottenute mediante la tecnica di rappresentazione che utilizza il sottosquadro come strumento di enfatizzazione dei profili essenziali, rivelatori delle qualità formali e contenutistiche dell’immagine artistica e della progressione della lettura cognitiva.
Guidare in modo efficace ed immediato la lettura aptica e quindi la cognizione dell'immagine, significa garantire la simultaneità della fruizione tattile dell'opera, senza la quale non si compirebbe la ricostruzione d'insieme. Questi bassorilievi infatti sono concepiti come strumenti didattico-riabilitativi che esulano dalle regole estetiche tradizionalmente rispettate nel rilievo artistico. Al tempo stesso essi traggono dal bassorilievo rinascimentale specifiche morfologie funzionali alla rappresentazione delle categorie spazio-temporali e delle caratteristiche formali dei soggetti ritratti; ciò allo scopo di restituire realisticamente i valori fisici ed estetici delle immagini. L'uso del sottosquadro e della sovrapposizione dei piani, con relativa aggettazza di alcune parti della composizione rispetto ad altre, ha la funzione di far vedere e sentire fisicamente il fenomeno dell'immersione dei corpi nello spazio tridimensionale.
Nell'intento di far sentire maggiormente la singola figura come parte di un insieme correlato, si adotta la tecnica dello stiacciato, l’aggettanza del rilievo, più o meno sottoposto a deformazione in scorcio, o deformazione per enfatizzazione di particolari morfologici del rilievo: equivalenti tattili del valore visivo associato alla percezione ottica della forma. Ciò in relazione alla soglia tattile individuata come parametro a cui fare riferimento per la traduzione codificata della visione ottica in visione tattile. In questo modo il lettore è condotto al riconoscimento della natura illusionistica e deformante della visione ottica prospettica, l'unica che permetta di conoscere la moltitudine di soggetti interagenti, presenti in uno spazio in relazione a una durata temporale percepibile simultaneamente alla grandezza spaziale. Nella progettazione dei rilievi tecnici si considera l’importanza del profilo, strumento selettivo che, a livello percettivo, visivo e tattile, rafforza l'aggettanza del contorno rispetto al piano di posa, accentuando miratamente il principio della continuità dello spazio frapposto tra un piano e l'altro ma anche la fedeltà dei volumi a un codice iconico di raffigurazione e interpretazione delle volumetrie costituenti il corpo fisico delle forme, nella variazione delle qualità delle superfici e dei dettagli morfologici riguardanti i corpi. Lo spazio atmosferico, espresso in profondità ridotte e scorciate, alla vista e al tatto si offre come "compendio sintetico" ricavato in un piano-lente. Le linee guida, sfalsate per piani e dotate di spessore plastico, generano una naturale selezione, funzionale a una lettura progressiva che deve evidenziare sì le qualità estetiche e mimetiche delle forme, ma soprattutto comunicare tattilmente e concettualmente la natura della rappresentazione visiva secondo le categorie essenziali di spazio, tempo, interazione e relazione per luogo e durata dei soggetti ospitati nella composizione pittorica, tradotta plasticamente in rilievo tecnico, categorie ed elementi, questi, percepibili solo attraverso un linguaggio formale codificato decifrabile.
Nella sintesi dell'esperienza ottico-cognitiva del mondo e nell'esperienza fisico-concreta delle forme compare e permane l'uso di un codice prestabilito, mentre la necessità di tutelare la spontaneità fisica dell'esperienza tattile conduce al principio della somiglianza al dato realistico. Nel caso del bassorilievo tecnico attivato nell'educazione all'immagine per non vedenti, si fa leva sulla parziale trasfigurazione che si attua nell'operare una interpretazione della realtà tangibile e immaginabile. Questa condizione rivela la necessaria compresenza di codificazione e aggancio esperienziale, quindi di codice cifrato e di forma rassomigliante. Anche in questa scelta tecnica si cela una ragione teorica che ne sposa una ulteriore, di natura pratica: riabilitare e reinterpretare miratamente le tecniche scultoree del passato significa riconoscere ad esse e al metodo di educazione all'immagine per non vedenti quel rapporto di coerente aggancio che lega da sempre il vedere e il conoscere le forme del passato all'occhio e alla mente dell'uomo contemporaneo. Vedere con gli occhi e con le mani significa pertanto trovare un punto di contatto, un comune denominatore o un codice condivisibile, concettualmente equivalente per il vedente e per il non vedente perchè fedele ai processi cognitivi generati sia dalla sollecitazione ottica, sia dalla sollecitazione aptica.

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